giovedì 24 aprile 2014

Vampiri - "Per Favore non Mordermi sul Collo!"

Esseri che sopravvivono succhiando l’essenza vitale di altre creature, masticatori di sudari, bevitori di sangue, i “vampiri”: uno sguardo di confine tra finzione e realtà.

La leggenda narra di alcune creature che sopravvivano nutrendosi esclusivamente dell’energia vitale degli altri essere viventi.

L’essenza vitale viene sottratta alla vittima attraverso il sangue che le viene succhiato dal demone fino a lasciarla prosciugata e, nella maggior parte dei casi, priva di vita.

I succhiatori, o bevitori di sangue, sono conosciuti anche con il nome di vampiri


PER FAVORE, NON MORDERMI SUL COLLO

Il termine vampiro nacque agli inizi del XVIII secolo, in seguito alla diffusione di leggende su degli strani esseri “Non Morti”, in voga all'epocanell' Europa dell’est e nei Balcani.

La nascita di un vampiro 
La domanda sorge spontanea: Vampiro si nasce o si diventa?
Secondo la tradizione popolare la vampirizzazione, ovvero la trasformazione di un essere umano in un vampiro, può avvenire in diversi modi che cambiano a seconda della zona in cui ci troviamo. Per esempio, in India il vampiro è un bhùta o prèt, ossia, l'anima di una persona morta prematuramente che al calare della notte rivive, attaccando i vivi. Nel nord dell'India si racconta, addirittura, del brahmaràkshasa un vampiro che si presenta agli occhi dei poveri malcapitati che hanno la sfortuna di incontrarlo, con la testa avvolta di interiora e tenendo tra le mani un teschio da cui beve il sangue.

Secondo la tradizione russa i vampiri un tempo erano streghe e stregoni, ribellatesi alla chiesa quando erano in vita e tramutati in succhia-sangue una volta morti.

Una figura simile è il wieszcz, un vampiro-strega che vive sulle sponde del mar Baltico. Infatti, la popolazione del luogo ritiene che le streghe e gli stregoni una volta morti diventino dei wieszczy.

Gli wieszczy hanno la faccia rossa e l'occhio sinistro spalancato; si cibano del loro stesso corpo, poi, recuperate le forze perdute, cominciano a sterminare il bestiame e le proprie famiglie e, non contenti, proseguono la loro opera di distruzione uccidendo tutti gli abitanti della regione che gli capitano a tiro, succhiandogli il sangue dal cuore. Sigh!

Tra il XVIII e XIX secolo nel New England, furono numerosi gli episodi di persone che dissotterrarono i propri cari defunti con lo scopo di rimuovergli il cuore, nella convinzione che al "povero" estinto fosse imputabile la causa delle malattie e dei decessi avvenuti nella stessa famiglia a seguito del suo trapasso, essendo diventato un vampiro.


Bisogna specificare che a quei tempi erano convinti che la tubercolosi, chiamata anche "consunzione", fosse appunto dovuta alle incursioni notturne di un membro della comunità deceduto dopo avere contratto la malattia e tornato dalla morte affamato e letale.

In passato il vampirismo è stato spesso associato alle morti misteriose o avvenute per cause non identificabili, che colpirono i componenti di una stessa famiglia o appunto di un'intera comunità.

Anche la forma polmonare della peste bubbonica - che danneggiando i polmoni produce capienti fuoriuscite di sangue dalla bocca - era associata all'attacco di un vampiro.

Nel 1985 il biochimico Dolphin ipotizzò una connessione tra il vampirismo e la Porfiria una rara malattia del sangue. I malati di porfiria vengono trattati con trasfusioni di sangue e secondo lo scienziato i vampiri non sono altro che malati di porfiria che succhiano sangue a sufficienza per attenuare i sintomi della malattia.

Anche la rabbia a suo tempo fu accostata al vampirismo. A questo proposito il neurologo J. Gomez-Alonso dell'ospedale di Vigo in Spagna dichiarò dalle dalle pagine di una rivista di settore che la sensibilità alla luce e all'aglio nei presunti vampiri altro non è che la sintomatologia della rabbia, poiché la malattia produce un’ipersensibilità alla luce e agli odori forti. Inoltre, intaccando specifiche parti del cervello induce disturbi del sonno alterando i cicli di sonno-veglia, portando quindi il malato a dormire nelle ore diurne e a rimanere sveglio e vigile durante la notte.

In Germania, i vampiri sono Blutsauger, esseri con il corpo ricoperto di peli. Le vittime del vampiro peloso diventano a loro volta vampiri dopo aver mangiato la terra di sepoltura del Blutsauger che le ha aggredite.

Restando in terra germanica, incappiamo nei Nachzehrer, i “masticatori di sudari”, creature che si nutrono dei cadaveri delle tombe vicine e a volte, se particolarmente voraci, arrivano a divorare le loro stesse spoglie.
I Nachzehrer sono in grado di influenzare i vivi rubandogli l’energia vitale. Una volta assorbiti il nutrimento e l’energia necessari, il vampiro abbandona il cimitero e comincia la sua opera di distruzione nel mondo.

Come riconoscere un vampiro
Possiamo riconoscere un vampiro? Esistono segni distintivi che possono svelarci l’identità nascosta di un presunto Nosferatu?
Partiamo dal presupposto che un tempo tutti i segni particolari, come le voglie o i nei sulla pelle, il labbro leporino, i denti aguzzi, o una chioma rossa non erano visti di buon’occhio. Infatti, alcune “rigogliose e illuminate menti del passato” erano arrivate a pensare che chi li possedesse fosse “persona in combutta con il diavolo”, quindi una strega, un vampiro, un demone da mettere al bando o nei casi peggiori da arrestare, torturare e giustiziare.  

Secondo la credenza popolare i demoni non possiedono l’anima e per qualche strana ragione chi non possiede l’anima non si può specchiare. Quindi un vampiro essendo un demone non potrà avere riflessa la propria immagine negli specchi.

Anche i settimi nati di una famiglia, o coloro che nascono il giorno di Natale, sono additati come “figli delle tenebre”.

I bambini che nascono avvolti nella membrana amniotica sono considerati futuri vampiri, o al contrario cacciatori di vampiri.

Volendo esagerare, possiamo andare a controllare se il presunto succhia-sangue respira da entrambe le narici, poiché secondo il folklore bulgaro i vampiri possiedono una sola narice funzionante.

Infine, giacché i vampiri che dimorano nei cimiteri durante il giorno riposano in una tomba, per scovarli non dobbiamo fare altro che munirci di una giovane vergine e di un cavallo bianco – una cosa da niente!  La fanciulla, in sella al cavallo dal manto candido come la neve, passerà sopra ogni tomba, e se il cavallo si rifiuterà di passare su una di esse, vorrà dire che ci troviamo dinnanzi al nascondiglio di un vampiro.


Rimanendo in tema di cimiteri e sepolture, una pratica utilizzata in passato per impedire il ritorno dei “non-morti” era quella di seppellire i defunti a testa in giù e collocare degli oggetti dal valore simbolico nei pressi della tomba per acquietare i demoni in agguato, pronti a impossessarsi del morto. Nella tradizione greca, invece, veniva applicata una croce di cera insieme a una targhetta di porcellana con la scritta “Gesù Cristo vince” sulle spoglie dell’estinto per impedirne la trasformazione in vampiro.

In Romania, invece, si limitavano a inserire dell’aglio in bocca al morto e fino al XIX secolo come ulteriore precauzione estrema sparavano al cadavere prima di sotterrare la bara. In alcuni casi, quando il sospetto di trovarsi di fronte a un vampiro era molto forte, il morto veniva letteralmente fatto a pezzi e ogni parte del corpo bruciata. Mischiando la cenere dei resti con dell’acqua si otteneva un antidoto che veniva somministrato a tutta la famiglia del morto come repellente per vampiri, tipo “autan” ma per succhiatori di sangue leggermente più grandi delle zanzare.


A tal proposito, nel 2006 a Venezia alcuni studiosi hanno scoperto una tomba risalente al XVI secolo dentro cui stavano i resti mortali di una donna che presentava la macabra particolarità di avere un mattone conficcato profondamente nella bocca. Probabilmente un grossolano rituale anti-vampira!

I tedeschi erano più spicci nella lotta contro i vampiri, difatti erano soliti decapitare il morto e seppellire il corpo da una parte e la testa dall'altra, e tanti saluti al caro vampiro!

Come uccidere un vampiro
Nella malaugurata ipotesi che dovessimo trovarci faccia a faccia con un famelico succhia-sangue, esiste un modo per difenderci? Qui la tradizione popolare viene in nostro aiuto, tra gli oggetti più comuni in grado di respingere i vampiri ci sono l’aglio, la rosa selvatica e il biancospino. Anche i rosari, le croci e l’acqua benedetta sono utili per neutralizzare queste creature diaboliche. I semi di papavero e di miglio e la sabbia dispersi sul terreno attorno alla tomba del malintenzionato vampiro lo terrebbero impegnato per tutta la notte, visto che nell'intento di contarli tutti non potrebbe abbandonare il camposanto. In questo caso c’è da chiedersi come mai un assetato vampiro si perderebbe in inutili quisquilie invece di pensare a soddisfare la sua impellente sete di sangue!

Tuttavia il metodo più conosciuto per eliminare i vampiri rimane l’impalazione, ovvero, trafiggere con un paletto di legno il vampiro, spaccandogli il cuore. Negli stati Baltici e in Russia vengono usati paletti in legno di frassino, in Serbia di biancospino, e in Slesia di quercia.

Il Dampyr
Un discorso a parte merita il cacciatore di vampiri per eccellenza, il Dampyr, che giunge a noi dalla tradizione Serbo/Bosniaca.
Un Dampyr nasce dall'unione di una donna umana con un vampiro maschio e il suo sangue sembrerebbe essere un’arma letale per i vampiri comuni, ma anche per i Maestri della notte.


“Dampyr” è anche una famosa serie a fumetti pubblicata dalla Sergio Bonelli Editore, ideata da Boselli e Colombo. Il protagonista della storia è Harlan Draka un dampyr che insieme agli amici Kurjak un ex soldato e a Tesla una vampira redenta dedica la vita alla caccia e alla distruzione dei Maestri della Notte. Assolutamente da leggere, per gli appassionati del genere!

Due casi ufficiali di vampirismo
Ora trattiamo due casi di vampirismo ufficialmente verbalizzati:

Il signor Peter Plogjowitz morì all'età di 62 anni, ma c’è chi giura che pochi giorni dopo la sua morte tornò dal mondo dei morti e giunto a casa chiese al figlio di dargli da mangiare. Il giovane sconvolto e inorridito dal ritorno del redivivo padre si rifiutò di sfamarlo e lo scacciò dal focolare. Dopo aver raccontato l’incredibile disavventura ai vicini di casa, il ragazzo fu trovato morto. Secondo fonti ufficiali il vampiro sarebbe poi ritornato la sera successiva attaccando gli sbigottiti dirimpettai che morirono in seguito a gravi perdite di sangue.


La giovane Merci Lena Brown morì in strane circostanze nel 1883 a Exeter Rhode Island, USA. Si dice che fosse affetta da una strana forma batterica o virale che non fu mai identificata dai medici di allora. 
Numerosi parenti della ragazza morirono subito dopo il decesso della giovane nelle stesse circostanze. In breve iniziò a diffondersi la voce secondo cui Merci fosse responsabile di quelle morti. 


I parenti superstiti chiesero alle autorità locali la riesumazione del corpo della donna, e rimasero sconvolti da quello che videro, a due mesi dalla sepoltura il corpo della ragazza era fresco e non presentava alcun segno di decomposizione. Il padre decise di estrarle il cuore e bruciarlo. Dopodiché le venne tagliata la testa come tradizione vuole. Da quel momento la quiete tornò a regnare sulla sfortunata famiglia Brown.


Il vampiro del Cimitero di Highgate
Negli anni settanta si diffuse la voce insistente – tanto da spingere i quotidiani locali a riportare la notizia – che il cimitero londinese di Highgate fosse infestato da un vampiro.

Tutto però sembra risalire al lontano 1862 quando nel cimitero venne sepolta Elizabeth Siddal moglie del pittore Dante Gabriel Rossetti. Sette anni dopo, la salma della donna venne riesumata e tanto fu lo stupore degli addetti ai lavori nel trovarsi di fronte un corpo perfettamente integro, con il volto ancora incorniciato dagli splendidi capelli rossi.

Da quel momento nacque la convinzione che nel cimitero vivesse un vampiro.

In realtà la faccenda perse quasi subito d’interesse, fino a quando nel 1971 una giovane donna fu aggredita nei pressi dell’ingresso ovest del cimitero. 

Ecco i fatti: la ragazza stava rientrando a casa a tarda notte, quando improvvisamente venne gettata a terra da uno sconosciuto, dal viso pallido e inespressivo come quello di un morto. Mentre i fari di un’automobile che passava di lì illuminarono la scena lo sconosciuto scomparve nel nulla. La polizia indagò sull'aggressione ma non riuscì mai a spiegare come l’aggressore avesse potuto nascondersi e fuggire, visto che mura alte cinque metri fiancheggiavano il viale da entrambi i lati.

Dai nostri tempi a un passato davvero sanguinario, due figure al limite dell’umano


Dalla storia con furore: Vlad III di Valacchia, noto come “l’impalatore”
Vlad III di Valacchia fu principe di Valacchia nel 1448, dal 1456 al 1462 e nel 1476. Figlio di Vlad II Dracul, conosciuto come Vlad Tepes “l’impalatore”. Fonte d’ispirazione per lo scrittore Bram Stoker per la creazione del suo personaggio più famoso: il conte Dracula, protagonista dell’omonimo romanzo. Negli anni della caduta di Costantinopoli, Vlad III di Valacchia combatté contro l’avanzata dell’impero ottomano nei Carpazi, scatenando l’ira del sultano Maometto II.  Entrato in conflitto con il Regno d’Ungheria, venne imprigionato nel 1462 dal sovrano ungherese e tornò al potere dopo un decennio come suo vassallo. Nel 1476 venne ucciso in circostanze misteriose.

Lo strumento di tortura preferito dal principe valacco fu l’impalamento. Apprese questa forma di supplizio dai turchi, adattandola ai suoi intenti malvagi e creando diversi metodi per impalare, per esempio:
I ricchi venivano appesi più in alto degli altri e l’asta per la tortura veniva ironicamente ricoperta d’argento; al fine di aumentare l’agonia dei mercanti faceva incidere tacche sull'asta.

Vlad III amava assistere all'agonia dei suppliziati tanto da banchettare in mezzo alle forche su cui erano impalati.

Nelle città di Sibiu fece impalare 10.000 persone e cosparse alcuni corpi con miele per attirare gli insetti.

A Brasov, nel 1459 durante il giorno di San Bartolomeo invitò a palazzo alcuni mercanti che avevano mostrato odio e disprezzo nei confronti della sua persona. Li saziò di cibo e poi fece sventrare il primo e obbligò il secondo a mangiare ciò che il collega senza vita aveva nello stomaco. L’ultimo sfortunato mercante venne fatto bollire e la sua carne data in pasto ai cani. 

Viene da chiedersi - conoscendo il caratterino del sadico principe valacco - perché gli sventurati mercanti accettarono l’invito di recarsi alla sua corte malefica.


La contessa sanguinaria: al secolo “Elizabeth Bathory”
Erzsebet Bathory, conosciuta come Elizabeth Bathory, soprannominata la contessa sanguinaria fu una spietata assassina seriale ungherese che tra il 1585 ed il 1610 si macchiò degli efferati omicidi di ben 300 donne.

La storia vuole che un giorno Elizabeth schiaffeggiò una donna con tanta violenza da farle sanguinare il naso. Delle gocce di sangue della malcapitata le colarono sulla mano e la Bathory nella sua follia si convinse che la pelle nel punto bagnato dal sangue fosse prodigiosamente ringiovanita. Chiese spiegazione agli alchimisti che per timore di contraddirla s’inventarono che il sangue di una giovane vergine possiede poteri ringiovanenti.

Quella piccola bugia decretò la condanna a morte di 300 fanciulle innocenti.

La Bathory pensò che le abluzioni nel sangue (anche berlo!) di ragazze vergini le avrebbe garantito l’eterna giovinezza. Cominciò a torturare e uccidere giovani contadine e in seguito fanciulle appartenenti all'aristocrazia.

Le vittime venivano denudate e incatenate a testa in giù, quindi seviziate, le gole recise e il sangue raccolto per essere usato dalla crudele contessa.

In seguito alla scomparsa di numerose giovani provenienti da famiglie importanti, venne ordinata un’indagine sulla nobildonna. Le guardie inviate dall'imperatore colsero Elizabeth nell'atto di torturare alcune ragazze e in diverse stanze del castello trovarono cadaveri straziati e donne ancora vive ma con parti del corpo amputate.

La Bathory fu incriminata e murata viva nella sua stanza con un foro per ricevere il cibo. Quattro anni più tardi morì suicida per essersi lasciata morire di fame nella sua cella.

Una sorte peggiore toccò ai suoi diabolici complici, l’amante Laszlo che venne decapitato e gettato nel fuoco e la fedele domestica Ilona Joo a cui vennero amputate le dita e poi bruciata viva.

Dopo questa incursione in un passato dalle cupe atmosfere, contaminato dalla presenza di personaggi tanto feroci, viene da tirare un sospiro di sollievo al pensiero di trovarsi al cospetto della figura “rassicurante” del classico vampiro, come l’aristocratico e misterioso Lord Ruthven di J.W. Polidori - precursore dei vampiri moderni.